
Decreto Romani stronca le energie rinnovabili. Il Presidente della Repubblica ha firmato il 7 marzo scorso, tra molte polemiche, il cosiddetto decreto Romani sulle energie rinnovabili. Decreto romani: duro colpo al fotovoltaico.
Decreto romani: duro colpo al fotovoltaico. Si tratta di un provvedimento che in attuazione della direttiva 2009/28/CE stabilisce la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili da conseguire fino al 2020, nonché determina le procedure per la costruzione e la messa in esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili ed il relativo sistema degli incentivi. Inoltre, il testo rivede il regime di autorizzazione necessario per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili, la disciplina per l’incremento dell’utilizzo del biometano e disposizioni in materia di energia geotermica. Infine, sono previsti anche interventi riguardanti le modifiche alla disciplina della certificazione energetica degli edifici ed il dovere di integrare le fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti.
Il decreto Romani entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Questo significa che il fotovoltaico potrà godere degli incentivi previsti dal terzo conto energia (2011-2013), fissati nell’agosto 2010 ed entrati in vigore il 1° gennaio 2011, solo fino al 31 maggio 20011, e non più fino al 2013. Successivamente a tale data verranno stabilite nuove tariffe e nuove modalità di incentivazione, ridotte rispetto a quelle previste dal terzo conto energia solo 6 mesi prima, che saranno rese note solo nel mese di aprile 2011.
Contro il decreto Romani si sono sollevati le associazioni di categoria (assosolare, assoenergie future, Gifi ed Aper), ma anche le imprese del settore, le forze politiche sia di opposizione che di maggioranza, il popolo del web ed i sindacati.
Infatti, si tratta di un provvedimento che rischia di mettere in ginocchio un intero settore, quello delle energie rinnovabili, in forte espansione negli ultimi anni e che ha contribuito alla crescita economica del nostro Paese.
Si assiste ad un cambiamento normativo in corso d’opera, alla chiusura anticipata del terzo conto energia al 31 maggio 2011, nonché all’incertezza sulle future tariffe, cosa che mette in crisi un intero comparto senza procedere con alcuna gradualità ma con modalità spiazzanti e inadatte.
Si possono già toccare con mano i danni che il decreto sta iniziando a provocare, prima ancora di essere entrato in vigore. Si assiste ad un blocco dei mutui e dei finanziamenti da parte delle banche, ma anche ad un blocco degli investimenti da parte degli operatori internazionali. Molti lavoratori rischiano di finire in cassa integrazione nelle prossime settimane a causa della possibile chiusura delle piccole e medie imprese del settore.
Il 16 marzo prossimo dovrebbe riunirsi l’Associazione bancaria italiana (ABI) per capire l’impatto che avrà sulle banche” il decreto Romani.
Un aspetto da considerare è quello che vede il decreto in questione come un decreto interpretativo e di ricezione della direttiva EU 28 del 2009; di fatto, però, il testo stravolge completamente la direttiva andando nella direzione opposta. Infatti, la direttiva ha l’ obiettivo di aumentare il ricorso alle energie pulite, prevedendo il conseguimento entro il 2020 del 17% di energia da fonti rinnovabili. Questo obiettivo, così stando le cose, non potrà mai essere realizzato a scapito, tra l’altro, dell’economia del Paese e dell’occupazione nel settore di riferimento e a vantaggio del nucleare.
Il depotenziamento dello sviluppo delle energie rinnovabili può essere dunque letto in chiave antiambientalista, volta a favorire l’espansione di un altro settore, che ambientalista non è affatto, ossia quello nucleare.
Le associazioni del settore fotovoltaico hanno inoltre denunciato l’illegittimità costituzionale di una parte del decreto Romani, l’art. 25, in cui si riduce il termine per beneficiare degli incentivi prevedendo che gli stessi saranno erogati agli impianti fotovoltaici che si allacceranno alla rete entro il 31 maggio 2011, in tal modo anticipando considerevolmente il termine del 31 dicembre 2013″.
Il decreto sembra violare l’art. 76 della Costituzione ( L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principî e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.), nonché l’art. 41 della costituzione (L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. ), dal momento che l’introduzione del limite temporale del 31 maggio 2011 avrà come conseguenza quella di interrompere tutte le iniziative economiche della green economy che non saranno in grado adeguarsi al decreto, così violando la libertà di iniziativa economica privata”.
Non è possibile modificare le regole del gioco, senza prevedere almeno un periodo di transizione che dia la possibilità alle imprese di adeguarsi gradualmente alle nuove norme, visti anche e soprattutto gli enormi investimenti fatti nel settore del fotovoltaico da piccole, medie e grandi imprese.
Il decreto Romani violerebbe anche l’art 117 della Costituzione che prevede che lo Stato italiano debba rispettare gli obblighi internazionali presi.
Tra questi per esempio il Protocollo di Kyoto e la normativa europea sullo sviluppo delle fonti rinnovabili che il decreto dovrebbe introdurre in Italia, ma che di fatto va solo in senso opposto.
Si attendono azioni legali, anche sul fronte della giustizia comunitaria, che comunque non riusciranno a evitare la paralisi del settore almeno fino a quando la giustizia non avrà fatto il suo corso.
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