
Per produrre la calce oggi vengono impiegati combustibili come il gasolio, mentre nei tempi passati essa si otteneva mediante al cottura a legna di pietra calcarea. La calce in edilizia
Fare la calce. A seguito della cottura, detta calcinazione, si ottiene la calce viva, mentre dopo la cottura e l’uso di acqua si ha la calce spenta o detta anche grassello. In pratica mediante la cottura si ottiene la decomposizione del carbonato di calcio in ossido di calcio e anidride carbonica che volatilizza allo stato gassoso mentre rimane il carbonato di calcio anidro che ha la forma di zolle (calce viva).
La calce viva, una volta bagnata in acqua, assorbe l’acqua e dato che così si scalda, fa evaporare l’acqua, si screpola e si gonfia; se poi si va ad aggiungere altra acqua si trasforma in idrato di calcio (dall’aspetto di poltiglia di colore bianco e gelatinoso) ossia in calce spenta che è così chiamata perché , mescolata con la sabbia, forma una malta che fa presa solamente con l’aria.
La calce spenta, detta anche grassello, la si trova in commercio anche in sacchetti di plastica e viene usata principalmente per la rifinitura degli intonaci; se poi viene opportunamente diluita con acqua, può essere utilizzata per la pittura.
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