Il recente aumento del tasso BCE all’1,50% e le prossime mosse della BCE, che aumenterà probabilmente i tassi ancora una volta entro la fine dell’anno produrranno sicuramente degli effetti sulla domanda di mutui. Aumento tassi BCE: quale scenario per i mutui?
Aumento tassi BCE: quale scenario per i mutui?. In particolare si possono già disegnare quattro direttrici potenziali:
1. in primo luogo, il timore che il rialzo dei tassi porti ad un incremento troppo forte e repentino della rata mensile, porterà verosimilmente i nuovi mutuatari a prediligere il tasso fisso, in uno scenario in cui l’incremento dell’inflazione e l’instabilità economica stanno già influenzando significativamente i budget delle famiglie italiane.
In un tale contesto sarà importante considerare la propensione al rischio dei singoli, in quanto la differenza tra il miglior mutuo a tasso variabile e il migliore a tasso fisso è ancora notevole: in altre parole, meglio risparmiare ora sulla rata correndo il rischio che questa aumenti nel tempo o fissare da subito una rata maggiore ma stabile per tutta la durata del mutuo?
2. In secondo luogo, il rialzo dei tassi potrebbe riportare alla ribalta il tasso variabile indicizzato BCE, ossia il tasso ufficiale della Banca Centrale Europea. Questo tipo di mutui variabili sono stati introdotti con il cosiddetto “decreto anti-crisi” a fine 2008, nel momento in cui l’alto livello dell’Euribor, generato dalla crisi di liquidità del sistema finanziario internazionale, aveva portato una situazione di forte difficoltà per molte famiglie sottoscrittrici di mutui a tasso variabile.
Il decreto richiedeva alle banche di affiancare ai mutui indicizzati Euribor anche prodotti legati al tasso fissato dalla Banca Centrale Europea a partire dal primo gennaio 2009. La domanda di questo tipo di mutui non è mai tuttavia decollata, sebbene il tasso sia molto meno volatile dell’Euribor e le sue variazioni risultino ben programmate e comunicate con anticipo, con possibilità di controllo molto più forti.
3. Il progressivo aumento dei tassi potrebbe portare, nel medio-lungo termine, ad un ‘risveglio’ dei mutui di surroga, che nel 2011 hanno rappresentato circa un 20% della domanda. Se l’Euribor stabile a valori bassi degli ultimi mesi ha spinto le famiglie a surrogare i mutui fissi in variabili, la tendenza potrebbe invertirsi nei prossimi mesi, secondo una logica che vede la surroga come la risposta ad esigenze di tipo emotivo, quale la sicurezza immediata di accedere ad una rata più bassa.
4. L’aumento dei tassi potrebbe portare ad un rilancio del tasso misto, opportunità poco sponsorizzata e quindi conosciuta dal mercato. Il mutuo a tasso misto consente, a periodi di tempo prefissati (2, 3, 5 o 10 anni), di esercitare un’opzione di cambio tasso (dal variabile al fisso o viceversa) utilizzando nella maggior parte dei casi uno stesso spread e dei tassi di riferimento giornalmente rilevabili sul mercato quali l’Euribor e l’IRS di durata pari al periodo prefissato di esercizio della seguente opzione di cambio tasso (2, 3, 5 o 10 anni). Questa facoltà può risultare sicuramente interessante oggi: sottoscrivendo un mutuo a tasso misto e iniziando l’ammortamento con un tasso variabile – contenendo il peso della rata rispetto ad un mutuo a tasso fisso – si potrà dopo 2-3 anni osservare l’ampiezza dell’aumento tassi variabili avvenuto e decidere, in base alle prospettive di aumento tasso variabile al momento rilevabili, se si voglia mantenere il proprio tasso variabile o cambiare il tasso a tasso fisso a condizioni chiare e prestabilite.
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