Un prodotto utile anche in edilizia. Canapa e bioedilizia
Canapa e bioedilizia. La bioedilizia è ormai un diktat morale. Ovunque si volga lo sguardo si possono scorgere campagne di promozione in merito all’ecosostenibilità dei materiali impiegati per le costruzioni, e si possono leggere chiari messaggi che ruotano intorno al concetto di “impatto zero”. Tuttavia le buone intenzioni sono spesso disattese dalla mera realtà dei fatti: si parla tanto ma si fa ancora troppo poco. Il vento però inizia a girare. Oggi edificare significa non soltanto puntare al risparmio energetico, anche la salubrità del costruito per mezzo di materiali naturali ha la sua centralità. Per questo motivo sempre più produttori iniziano a puntare gli occhi sulle fibre vegetali in grado di offrire molteplici vantaggi, soprattutto etici, economici e sociali.
In tal senso la canapa li accorpa in sé tutti quanti, partendo dal fatto che cresce rapidamente, richiede un basso consumo d’acqua ed è raro che subisca attacchi parassitari. Sotto l’aspetto edile basterebbe questo per capire che incentivarne la coltivazione farebbe crollare i costi del trasporto dei materiali, poiché i semi della pianta possono essere interrati quasi ovunque. Ma c’è di più, molto di più: i prodotti ricavabili, tanto dal fiore quanto dal fusto della canapa, sono molteplici; dalle cere alle vernici, arrivando fino ai pannelli isolanti. La pianta è refrattaria alle muffe e agli insetti, è in grado di sostituire egregiamente il legno e il vetro, ha un’alta resistenza al fuoco. Inoltre è carbon negative, sintetizza cioè il carbonio, riducendo sensibilmente le emissioni di CO2 nella fin troppo vessata atmosfera terrestre.
Non è un sogno, è un miracolo che la natura ci ha consegnato e del quale dobbiamo fare un buon uso. In Italia ci stanno provando: è in fase di certificazione, infatti, il brevetto per la creazione di blocchetti di canapulo (residuo legnoso dello stelo) mischiati a un legante di calce.
Quando il composto secca, diventa rigido e leggero risultando adatto sia per la costruzione di nuovi edifici, sia per le ristrutturazioni. Anche in Francia stanno ipotizzando una tecnologia completamente a base di canapa, unendo a questi mattoni naturali della malta di calce fibro rinforzata. Si stanno inoltre sperimentando strutture portanti in legno e muratura, unite a blocchi prefabbricati e a gettate in opera di biocomposti a base di canapa e calce. Chi ne studia le peculiarità si è accorto che le fibre vegetali della “pianta miracolosa”, opportunamente lavorate, offrono un isolamento acustico naturale (tecnicamente denominato cappotto isolante) oltre a un’elevatissima traspirabilità.
Insomma: la rivoluzione è davvero a “portata di cazzuola”; tanti produttori stanno iniziando a scommettere su questa infinita serie di soluzioni e non sono da soli. Al loro fianco ci sono associazioni come Canapuglia e AssoCanapa, da sempre impegnate nella capillare sensibilizzazione verso una qualità di vita migliore attraverso i derivati della canapa.
Canapa e bioedilizia – a cura di Redazione
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