
I mutui a tasso misto si caratterizzano per essere dei mutui a tasso variabile che però a differenza di quest’ultimi tutelano il cliente da aumenti eccessivi delle rate mensili. Mutui a tasso misto. Le tipologie
Mutui a tasso misto. Le tipologie. Quindi, essendo comunque un mutuo a tasso variabile, la cui rata è legata all’andamento dei tassi di interesse di mercato, occorre mettere in conto che si può arrivare ad un aumento della rata mensile fino al 30%.
Vi sono vari tipi di mutui a tasso misto:
– il mutuo variabile a rata costante: è caratterizzato dal fatto che la rata mensile rimane sempre costante, mentre si allunga la durata del mutuo inizialmente stabilita nel caso di aumento dei tassi di interesse di mercato.
Il vantaggio consiste nel fatto di sapere sempre in anticipo quanto si andrà a pagare mensilmente in quanto la rata rimane fissa.
Inoltre, nel caso in cui i tassi dovessero diminuire, aumenta la quota capitale di modo che la durata del mutuo viene accorciata.
Al contrario, la pecca sta nel fatto che se i tassi d’interesse di mercato crescono e alla data di scadenza massima del mutuo non si è ancora rimborsato completamente il finanziamento, occorre pagare una maxirata finale per coprire la parte di capitale che rimane ancora da pagare.
– Il mutuo variabile con cap: si caratterizza per avere un tetto massimo d’interesse, denominato CAP, per tutta la durata del mutuo. Ciò significa che il tasso non può assolutamente superare quello fissato nel contratto.
Lo svantaggio sta nel fatto che lo spread dei mutui con CAP è generalmente più elevato di quello dei mutui a tasso variabile.
Inoltre, se nel contratto è previsto anche il c.d. tasso floor ( è il livello al di sotto del quale il tasso non può scendere) allora non si può approfittare dell’eventuale riduzione del tasso di mercato quando esso scenda sotto la soglia minima prevista.
– il mutuo rinegoziabile a scadenze fisse: dà la possibilità, a scadenze prestabilite, di rinegoziare il tipo di tasso e quindi di passare dal tasso variabile a quello fisso e viceversa. Il vantaggio sta nel fatto che il cliente può ridiscutere le condizioni stabilite nel contratto.
Questo tipo di mutuo, però, presenta dei limiti. Dato che occorre attendere le scadenze prefissate per poter passare dal tasso fisso al variabile e viceversa, conviene optare fin dall’inizio per il tasso fisso se si ritiene che i tassi d’interesse possano presto aumentare, mentre conviene scegliere subito quello variabile se si punta sulla diminuzione.
Questo perché può accadere che se si parte con un tasso fisso ed i tassi tendono a scendere si dovrà attendere la scadenza prefissata per poter passare al variabile; viceversa, se si parte con un tasso variabile e i tassi aumentano, alla scadenza prestabilita ed in sede di rinegoziazione verrà fissato un tasso fisso più alto di quello che sarebbe stato applicato al momento della stipula del mutuo.
– il mutuo a tasso misto: in tal caso il capitale finanziato viene diviso in due quote: una che verrà pagata a tasso fisso e l’altra a tasso variabile.
– il mutuo variabile con sola quota interessi: si caratterizza per il fatto che le rate mensili sono composte solo dalla quota interessi, mentre la quota capitale viene rimborsata secondo scadenze e percentuali minime indicate nel contratto di mutuo. Si tratta di una tipologia di mutuo in cui la rata mensile è più bassa di quella che normalmente si ha con il tradizionale piano di ammortamento che prevede sia la quota interessi che la quota capitale. Di contro, conviene tener da parte una certa somma di denaro alle varie scadenze stabilite per rimborsare il capitale residuo.
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