“I numeri sugli sfratti nel 2012, pubblicati dal Ministero dell’Interno sono angoscianti e si resta stupefatti di come associazioni della proprietà possano alterare la realtà di dati incontrovertibili”, afferma Walter De Cesaris, segretario nazionale dell’Unione Inquilini.
Stando infatti a quanto reso noto dai dati del Ministero, lo scorso anno si è raggiunto il picco di 68mila sentenze di sfratto e per la prima volta gli sfratti per morosità hanno superato la soglia di 60mila nuove sentenze
“Il dato in leggera controtendenza è la diminuzione delle esecuzioni con la forza pubblica (-3,3%) che dimostra come la resistenza dei picchetti antisfratto, che si espandono nelle varie città, raggiunge comunque un risultato di calmiere. Si dimostra ancora una volta che la proroga delle esecuzioni degli sfratti, esclusivamente per la finita locazione (ormai, appena il 9% delle sentenze emesse), significa voler scientemente ignorare la situazione”, continua De Cesaris.
A tal proposito, secondo il segretario nazionale dell’Unione Inquilini, sarebbe necessaria una immediata sospensione dell’esecuzione di tutti gli sfratti, compresa la morosità incolpevole. In particolare, si dovrebbe puntare su un nuovo intervento pubblico nelle politiche abitative, a partire dal recupero e riuso ai fini della residenza sociale del patrimonio esistente e rappresenterebbe una grande opera di utilità sociale e per la ripresa del Paese.
“In questa situazione drammatica –conclude Walter De Cesaris- grida scandalo che vi siano decine di migliaia di alloggi di edilizia residenziale pubblica non assegnati perché inagibili e giacciano ancora quasi 2 miliardi di fondi ex GESCAL ancora inutilizzati”.
Ma quali sono i motivi che portano a uno sfratto? Gli esperti ne elencano diversi:
-la scadenza del contratto di locazione,
-la decisione del proprietario di riutilizzare l’alloggio per i motivi di necessità previsti dalla legge,
-un grave inadempimento degli obblighi contrattuali da parte dell’inquilino (abbandono dell’alloggio, subaffitto se vietato, cambio d’uso non consentito, ecc.),
-il protratto mancato pagamento del canone di affitto e/o delle quote condominiali.
In quest’ultimo caso, il proprietario dell’immobile dovrebbe prima inviare una lettera con raccomandata e ricevuta di ritorno per sollecitare il pagamento dell’affitto entro e non oltre una certa data (circa 15 giorni). Nel caso in cui la raccomandata non abbia nessun effetto, il proprietario ha il diritto di procedere per vie legali per avviare la procedura di sfratto. In pratica l’avvocato a cui si rivolge notifica l’intimazione di sfratto e la citazione per la convalida in cui l’inquilino moroso viene citato a comparire davanti al Giudice.
Se l’inquilino non si presenta all’udienza oppure non si oppone e non sana la morosità, il Giudice convalida lo sfratto, che diviene “esecutivo” entro 60 giorni.
Se invece l’inquilino si presenta in aula, può chiedere comunque un periodo di tempo per saldare il pagamento.”Il Giudice può concedere in questi casi fino a tre, quattro o sei mesi per pagare, ma solo se si tratta di locazioni abitative e non commerciali. Per anziani ultra 65enni, disoccupati, cassaintegrati e diversamente abili la proroga può essere anche superiore. Se l’inquilino non salda il proprio debito e si ostina comunque a non lasciare l’immobile, nonostante il provvedimento fissato dal Giudice, il proprietario, sempre a mezzo del suo avvocato, deve notificargli l’atto di precetto in cui gli intima di rilasciare l’unità immobiliare entro circa 10 gg. dalla notifica. In difetto si procederà con l’esecuzione forzata”.
Gli sfratti possono essere eseguiti soltanto se i proprietari sono in regola con il fisco (ICI, Tarsu, IRPEF, Registro …).
Sul sito dell’Unione Inquilini: www.unioneinquilini.it, i dati completi, suddivisi per provincia.
Lo Tsunami degli sfratti non si arresta, De Cesaris: “Sì a un nuovo intervento pubblico nelle politiche abitative” – di Elisabetta Paladini
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