Cos’è, il funzionamento e i consumi dei ventilconvettori
Ventilconvettori a basso consumo energetico. Un ventilconvettore (o “fan coil” indicato con la sigla VC o FC) è costituito da un involucro metallico nel quale sono presenti una o due batterie per lo scambio termico tra acqua e aria, un ventilatore, un filtro dell’aria, una vaschetta per la raccolta della condensa; all’esterno presenta i collegamenti con le reti dell’acqua calda e/o refrigerata.
Dal punto di vista della struttura i ventilconvettori si possono dividere in due tipologie principali: “a 2 tubi” o “a 4 tubi“. I ventilconvettori a 2 tubi funzionano soltanto con un tipo di fluido termovettore, mentre quelli a 4 tubi sono fatti per lavorare contemporaneamente sia con acqua calda che refrigerata.
Funzionamento dei ventilconvettori
Il ventilatore prelevano principalmente l’aria dell’ambiente (da scaldare o raffreddare) reperendola da un’apertura posta in basso al terminale. Una volta entrata l’aria viene prima filtrata e poi spinta dal ventilatore verso la batteria di scambio termico. Qui per convezione forzata questa scambia calore con l’acqua.
– Quando siamo in regime di riscaldamento il calore viene prelevato.
– In regime di raffreddamento il calore viene ceduto.
Quando l’aria viene raffreddata si effettua anche un processo di deumidificazione, con produzione di liquido di condensa che viene raccolto nella vaschetta installata sul fondo della loggia della batteria.
I ventilconvettori vengono generalmente utilizzati negli impianti di climatizzazione che operano con interazione mista aria/acqua, con lo scopo di controllare la temperatura.
I ventilconvettori possono essere installati come terminale di un normale impianto di riscaldamento domestico tipo a gas tradizionale ( caldaia murale domestica ) oppure al termine di un processo di trattamento aria mediante UTA ( Unità di trattamento aria ).
Nel primo caso il funzionamento dei ventilconvettori è paragonabile a quello di un pannello radiante, dove però la convezione naturale dell’aria è sostituito da un equivalente sistema ad aria forzata dalla ventola.
Nel caso di UTA, il ventilconvettore può anche essere omesso, perché l’unità stessa ne riprende in più larga scala il funzionamento.
I ventilconvettori infine possono essere di diverse tipologie a seconda della modalità di installazione e posizionamento.
Abbiamo in questo senso due pricipali tipologie di ventilconvettori:
– Ventilconvettori a parete: Posizionati alla stregua dei normali radiatori. Sono costituiti da un blocco in alluminio che contiene al suo interno la batteria, la ventola. Rispetto ai radiatori in acciaio o ghisa, si riesce ad economizzare lo spazio a parità di rendimento, efficienza e potere calorifico. Inoltre si ha la possibilità di accedere puntualmente ( apparecchio per apparecchio ) alla regolazione del flusso d’aria immesso in ambiente. Quest’aria viene emessa previo filtraggio. In questo modo si evita il sollevamento e il ricircolo di polvere, fenomeno che si ha con i normali radiatori. Lo svantaggio è la necessità di interventi di manutenzione per la pulizia dei filtri.
– Ventilconvettori a soffitto: Sono installati a soffitto, incassati necessariamente in un controsoffitto. Il controllo del flusso viene eseguito mediante un regolatore posto in basso a parete, oppure tramite telecomando. Ponendo uno di questi apparecchi al centro del soffitto di una stanza, si può operare una regolazione manuale delle feritoie di erogazione del flusso in modo da garantire la perfetta e omogenea diffusione della massa d’aria in tutto l’ambiente.
Ventilconvettori a basso consumo energetico – di Redazione
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