Interventi dei Comuni sull’IMU.
Da quando è entrata in vigore la nuova imposta sulla casa, che sostituisce la vecchia Ici, sono cambiate un po’ di cose. Infatti, prima fra tutte si è assistito e si sta assistendo ad un aumento esponenziale della nuova tassa sulla casa, soprattutto dopo gli interventi dei Comuni a cui è stato lasciato un certo margine di scelta per diminuire ed aumentare l’Imu.
Se per le case più piccole, grazie anche alle detrazioni concesse (euro 200 più 50 euro per ogni figlio convivente entro i 26 anni), l’Imu risulta poco influente se non addirittura inesistente, per le case più grandi il discorso cambia e l’Imu sale di molto.
In pratica, se per le case non destinate ad abitazione principale (uffici, case affittate, negozi) l’aliquota ordinaria è fissata al 7,6%, con l’intervento dei Comuni si assiste ad un innalzamento dell’aliquota fino al 9,6%, con la conseguenza che tale nuova imposta risulta essere triplicata rispetto alla vecchia e tanto odiata Ici, considerando anche l’aumento del 60% della base imponibile su cui calcolare l’Imu.
Si pensi, inoltre, che a parità di tipologia di immobile, a seguito dell’introduzione dell’Imu, ci si trova a pagare una somma differente a seconda della città in cui gli immobili si trovano.
Rispetto alla vecchia Ici, cos’è che fa aumentare l’imponibile ai fini del calcolo dell’Imu?
Per la vecchia Ici la base imponibile veniva determinata moltiplicando la rendita catastale per i seguenti coefficienti:
-100, per le abitazioni;
-34 per i negozi;
-50 per gli uffici.
Alla somma così ottenuta venivano applicate le aliquote Ici vigenti al momento e l’esenzione per l’abitazione principale.
Per la nuova Imu sono cambiati i coefficienti: 160 per le abitazioni, 55 per i negozi e 80 per gli uffici. Sulla base imponibile così ottenuta viene calcolata l’Imu.
Per avere un’idea precisa del calcolo dell’Imu in base alla tipologia di immobile si veda “DAL 1° GENNAIO 2012 SCATTA L’IMU SULLA CASA: FACCIAMO IL PUNTO”.
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